knitter, ovvero la community mondiale che si è creata intorno al lavoro a maglia, cresce in maniera esponenziale di giorno in giorno. E diciamocelo: ma quanto sono belli i lavori realizzati? Quanto sono belle le matasse nei negozi on line e in quelli fisici? E quanto ci pestiamo di non aver chiesto alle nostre nonne di insegnarci?
Detto questo, vi dico quello che ripeteva sempre la mia di nonna: “non è la matassa che fa il maglione di qualità ma il filato”.
Ora, per chi è alle prime armi questa può sembrare un’ovvietà: il filo comunque si compra in matasse. Ma sappiamo riconoscerle? Sappiamo quale comprare o ci lasciamo sedurre da colore e morbidezza?
Le matasse per lavorare a maglia: riconoscere il tipo di filato
I filati (e di conseguenza le nostre matasse) si dividono in due macrocategorie principali: fibre naturali e sintetiche. Quest’ultime non mi stanno particolarmente simpatiche, quindi preferisco darvi una prima infarinatura su quelle naturali che, a loro volta si dividono in altre due categorie.
Matasse di filati di origine animale
Fanno parte di questa categoria la lana, l’alpaca, il merino, la vigogna, il cashmere e tutto ciò che deriva dal manto di animali. In questo caso dobbiamo considerare il fatto che più è sottile il pelo più calore trattiene. Si tratta quindi di filati che è bene considerare maggiormente durante la stagione invernale
Matasse di filati di origine vegetale
Fanno parte di questa categoria cotone, lino, canapa e bambù che è preferibile però lavorare con telai specifici e non i comuni ferri da maglia. Si tratta di tessuti più freschi e le cui matasse hanno un costo non indifferente.
Quali saranno le prossime matasse che acquisterete? Animali o vegetali?
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